Thursday, December 06, 2007

Capire che i mercati diventano conversazioni non è banale

Ieri sono stato alla presentazione del libro scritto dall'amico Rosario Sica e da Emanuele Scotti. Per tutti quelli che si occupano di web 2.0 con le aziende è una lettura irrinunciabile. La cosa divertente è stata la collocazione ideologica, per così dire, dei cinque relatori principali, che si sono posti da un estremo all'altro della scena "politica" della valorizzazione delle idee e del sapere informale nelle aziende: da un lato l'ottimo Luca De Biase che ha detto cose secondo me molto condivisibili, tra le quali condivido le seguenti.

a) Se è vero che non è scritto da nessuna parte che bisogna abbracciare entusiasticamente l'idea di social enterprise 2.0 & dintorni, è anche vero che molte aziende non si capisce che ci stanno a fare, ora che il social networking è sempre più pervasivo. Voi fondereste una nuova azienda che fa enciclopedie ora che c'è wikipedia?

b) L'economia, che nei disastrosi anni 1930 è diventata la scienza triste perché si occupa solo dei mezzi e non dei fini, ora comincia finalmente a occuparsi dei fini, vale a dire l'economia parla di felicità, crescita e blog. In termini molto seri: c'è un premio Nobel su questi temi, Daniel Kahneman.

Il problema è che non è facile rendere trasparenti questi valori nei bilanci. Chi ha obiettato che il paradigma dell'economia del dono non vale, si è rivelato nella sua vera natura: un "gerarchico" (gerarca?) che curiosamente oggi si travestono da community-management-sì-ma-solo-se-la-gestisco-io.

La verità è che tutto ciò fa paura, perché coinvolge tecnologie poco conosciute nella loro essenza (non parlo degli informatici, parlo degli amministratori delegati) e soprattutto si intuisce che l'organizzazione aziendale, tradizionalmente gerarchica, può essere polverizzata nell'applicare queste metodologie. E hanno ragione ad aver paura: è vero!

No comments:

Post a Comment