Nel recensire il saggio Come si scrive un giallo. Teoria e pratica della suspence, di Patricia Highsmith (edizioni Minimum Fax, ricco di buoni consigli per gli scrittori non solo di gialli, Andrea Camilleri coglie l'occasione per un aneddoto personale che è anche un appunto di metodo sulla scrittura, oserei dire non solo di narrativa, che mi permetto di riportare, a uso e consumo mio e dei miei lettori, in particolare degli studenti alle prese con la stesura della tesi.
A me frequentemente capita che qualcuno dei miei lettori mi domandi come si fa a diventare scrittori. O meglio, quali esercizi, quali studi, cosa leggere, quali trattati, quali scuole, per imparare a scrivere narrativa. La mia immancabile risposta è quella appunto di "andare a bottega".
In una scuola di scrittura creativa? No, a bottega da uno scrittore. Quale? Quello che ti piace di più. Ma è morto! Non ha importanza, puoi andarci a bottega lo stesso. E come? Pigli in libro qualsiasi del tuo autore preferito, leggi la prima frase che ti capita sotto gli occhi. Ricopiala. Cerca di capire perché ha usato una data parola e non un suo sinonimo, perché ha messo un aggettivo prima o dopo un sostantivo, perché ha usato quel dato verbo e non un altro, perché quella virgola è sistemata proprio lì. Insomma, fagli l'autopsia, a quella frase. Poi cerca di ricomporla come l'avresti scritta tu. Ti funziona? No? Riprova da capo.
Occorre avere sempre con sé un taccuino per poter ricopiare, rigorosamente a mano, la frase, e provare le varianti, con tutte le loro frecce e freccioline. Io uso le moleskine, sono comode nel borsello. Inoltre, mi permetto di aggiungere che l'autopsia della frase è un grande esercizio anche per la traduzione. Quando si legge qualcosa in lingua altra, è interessante prendere proprio quella frase che sfugge alla comprensione immediata e provare le traduzioni migliori. La comprensione complessiva del testo ne gioverà, e di molto.
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