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Annuncio spostamento blog


Ho deciso di muovere la mia pagina web accademica e il mio blog in un posto unico, e ho scelto di fare un blog e il sito con l'hosting gratuito su wordpress. Per favore, aggiornate i vostri feed reader al seguente indirizzo:

feed://feeds.feedburner.com/FedericoGobboBlogo

Se mai cambierò di nuovo, aggiornerò il feed, così voi non vi accorgerete di nulla. Analogamente, mi sono deciso a comprare un dominio che rimarrà anch'esso permanente:

http://federicogobbo.name

Tutto ciò che ho pubblicato sul blog di Blogspot rimarrà intatto perché già riferito nel web, perciò non ha senso toglierlo. Per non perdermi di vista, potete farvi vedere in qualche social network. Quelle a cui partecipo sono tutte listate a questo indirizzo.

Blog Change News


I moved my academic web page and my blog in one place, and they are both hosted (i.e., web page and blog) with the free hosting by wordpress. Please, update your feed readers with the following:

feed://feeds.feedburner.com/FedericoGobboBlogo

If I would ever change again, I will update the feed, so you won't notice. Analogously, I finally decided to buy a domain for me. This will act as a permanent url:

http://federicogobbo.name

Every post I published in the Blogspot blog will remain here as it is already spidered by the web. If you want to be in touch with me, consider to knock me via some social network. Mine are listed here.

Ŝanĝo de blogmotoro


Mi portis mian universitatanan tekstejon kaj mian blogon al ununura ejo, ambaŭ gastigitaj de Vordpreso. Bonvolu aktualigi vian rettralegilon al la sekva treleg-adreso:

feed://feeds.feedburner.com/FedericoGobboBlogo

Se mi volus ŝanĝi denove ejon, mi aktualigos la traleg-adreson, tiel ke, vi eĉ ne notos la ŝanĝon. Simile, mi finfine min decidis aĉeti porĉiaman ttt-adreson por mi:

http://federicogobbo.name

Ĉiu blogaĵo kion mi eldonis per Blogspoto restos tie ĉar jam araneigita ttt-e. Se vi volas resti en kontakto kun mi, frapu al iu socia reto kiun mi partoprenas. La kompletan liston vi trovas tie ĉ.




Wednesday, January 23, 2008

Ah dottò, tu ha da parlar ingles!

L'amico Michele pone l'attenzione su un altro, ennesimo caso, di miope deriva linguistica del nostro ex-bel-paese, che continua a svilire il suo patrimonio nazionale in nome di una supposta maggior internazionalità. Cito dal blog di Michele:
L’inglese adesso vuole essere “imposto” dal Ministero a tutti i dottorandi, esso vuole diventare criterio discriminante su chi ha il diritto o no di fare scienza e ricerca, su chi può o meno iniziare la carriera accademica, a prescindere dalla disciplina scelta, sia essa fisica o storia del medioevo, a prescindere dalle competenze in altre lingue del candidato, viste come accessorie e quindi non necessarie. La conoscenza dell’italiano non è nemmeno dichiarata come indispensabile, dato che non è prevista nessuna norma a riguardo nel documento in questione, con l’esito paradossale che, a parità di altre condizioni, uno studente britannico ipso facto soddisfa tutti i criteri per accedere ai dottorati italiani, mentre un italiano che non sa l’inglese no.

Intendiamoci. È ovvio che, per un dottorando in informatica italiano come me, è impensabile scrivere la tesi di dottorato in una lingua altra dall'inglese: la ricerca nel campo dell'informatica in lingua italiana è inesistente. Diverso sarebbe stato il caso se io fossi stato francese o spagnolo. Avrei potuto scegliere. Oramai, quando penso nel campo dell'informatica penso direttamente in inglese, e a volte faccio fatica a trovare le parole per spiegare in italiano i miei concetti agli studenti (condizione che i linguisti chiamano di diglossia). È una situazione che accetto perché è il mio lavoro, ma non per questo mi dimentico che non è l'unica soluzione possibile, e comunque non la migliore possibile, da perseguire e generalizzare in tutte le discipline accademiche.

Amici e colleghi olandesi e svedesi mi raccontano che i loro Atenei, i primi ad anglicizzare i corsi di dottorato e di lì a scendere, stanno tornando sui propri passi. Perché? Intanto perché paradossalmente si forzava docenti e studenti a seguire i corsi in una lingua che, checché ce la raccontiamo, non padroneggiamo fino in fondo, quando tutti condividevano i partecipanti condividevano rispettivamente olandese o svedese. O magari c'era uno studente Erasmus. Tedesco, o danese, nei due casi che ho raccolto informalmente. Ma non solo. Si sono resi conto che mantenere un bilinguismo, seppur diglottico come la situazione che vivo io, a volte è un vantaggio. Perché si accede a un delta in più di risorse e possibilità di pubblicazione che i prigionieri del monolinguismo (inglese o altro) non hanno. Se si hanno due strumenti per interpretare lo stesso mondo di riferimento si ha un effetto doppler, i battimenti mentali creano molte più idee interessanti.

Ovviamente noi in Italia tutte queste cose le ignoriamo, a livello ministeriale, e quindi inseguiamo una linea che si è già rilevata perdente.

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