Ebbene sí, mi sono regalato un iPod mini (rosa!), per la vittoria del dottorato. È bello, è veramente un bell'oggetto. Non è esattamente aperto nel senso dell'open source... Ma per una volta me ne frego.
Il piú bel tutorial che ho visto finora su iPod è HOWTO iPod @ Linux di Andrea Granduglia. Trovo comunque piú comodo usare iTunes che lo pseudo-clone GtkPod.
Adesso voglio provare a usare il calendario... Una navigata sul web e ho trovato un paio di software liberi interessanti. Adesso provo un convertitore di ebook su Notes poi vi dirò se leggere un libro con iPod è una follia o no (probabilmente è roba da nerd, lo ammetto...).
Sulla inevitabile pagina di Wikipedia per iPod c'è una lista di software vari: due mi sembrano interessanti da provare -- ovviamente, liberi.
Il primo è è un clone iTunes con funzioni extra di editing, è EphPod. Non è open source perché non può esserlo, ed interessante leggere perché.
Il secondo è YamiPod, che mi piace molto, è multipiattaforma e tradotto. Magari lo traduco in esperanto, se mi piace.
Vi saprò dire come andranno le cose. Ah, devo provare iPod con Amarok, mi ha detto un mio studente che è compatibile.
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Ho deciso di muovere la mia pagina web accademica e il mio blog in un posto unico, e ho scelto di fare un blog e il sito con l'hosting gratuito su wordpress. Per favore, aggiornate i vostri feed reader al seguente indirizzo:
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Se mai cambierò di nuovo, aggiornerò il feed, così voi non vi accorgerete di nulla. Analogamente, mi sono deciso a comprare un dominio che rimarrà anch'esso permanente:
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Friday, October 28, 2005
Tuesday, October 11, 2005
Wikipedia fa le pulci alla Britannica
Quando la collaborazione libera supera la professionalità... Da leggere!
Lettera aperta a Beppe Grillo e Moni Ovadia
Cari Beppe e Moni,
mi rivolgo a voi perché oggi in Italia sono i bravi uomini di spettacolo a fare politica, mentre troppo spesso i politici fanno i pessimi uomini di spettacolo.
Quanti paesi saranno membri nel 2015? Quante lingue? Secondo il piano di allargamento, piú di trenta. Moni ha affrontato il problema nel suo breve saggio 'Europa? Quale lingua?' ripubblicato di recente in Contro l'idolatria. Molto giustamente dice che l'italiano europeo dovrà idealmente parlare molte lingue e non una sola egemone (leggi: l'inglese). Auspica quindi la creazione gioiosa e di spontanei pasticciacci linguistici dal basso, come l'europanto di Diego Marani, o (aggiungo io) il grammelot di Dario Fo. Ma al di là del divertissement linguistico, l'europanto di Marani -- con il quale io stesso mi divertii a scrivere un esercizio di stile qualche anno fa -- non può e non vuole essere una lingua tout court.
L'esperanto, invece, lingua viva da piú di cent'anni, sopravvissuto a due guerre mondiali, è la lingua paneuropea per eccellenza. Eccone la ricetta.
INGREDIENTI PER COSTRUIRE A TAVOLINO LA LINGUA PANEUROPEA
Latino, greco, francese, tedesco, inglese, russo, polacco, yiddish ed ebraico in dosi varie.
Prendete le consonanti dello yiddish e le cinque vocali comuni alle lingue mediterranee, come italiano, spagnolo o greco. Scrivete le parole nobili e scientifiche del latino e greco, quelle quotidiane da francese, tedesco e inglese, e -- se serve per evitare ambiguità -- dal russo, polacco, yiddish ed ebraico, nell'alfabeto sopra definito. Mescolate il tutto per bene. Estraete i mattoncini della parole come quando giocavate a Lego. Divertitevi nel ricomporre le parole e componetene di nuove, analogamente al turco e all'ungherese. Eliminate le regole inutili: otterrete le 16 regole fondamentali che avrete ricavato nelle maggiori lingue europee. Scrivete la lista delle parole che avete ricavato e le traduzioni in parallelo. Usate un'ortografia consistente con la pronuncia, come quella del croato. Ecco il risultato. Incoraggiate le persone a giocare liberamente con le parole, rispettando le 16 regole fondamentali, in qualsiasi situazione -- dalla conferenza accademica al
lessico famigliare passando per la musica leggera originale. Lasciate lievitare per cento anni.
Voilà! Otterrete una lingua regolare e ibrida, precisa e flessibile, poetica e triviale, di tutti e di nessuno. Questo è l'esperanto.
Sottolineo, caro Beppe, che è tutto gratis, libero e aperto, open source. Fosse stata cucinata oggi, la lingua avrebbe una licenza Creative Commons. Nel 1887 i guerrieri del copyright stavano serrando le fila, come ci racconta Lessig, e contemporaneamente Zamenhof pubblicava il risultato della ricetta di cui sopra, rinunciando immediatamente a tutti i diritti d'autore. In altre parole, l'esperanto è di pubblico dominio.
Reinhard Selten, Nobel dell'economia per la teoria dei giochi, ha mostrato matematicamente che una sola lingua pivot nelle istituzioni europee ci farebbe risparmiare un sacco di euro.
Francois Grin dall'osservatorio ELF dell'Università di Ginevra, ha calcolato quanto ineguale è l'attuale regime linguistico europeo, e non dico 'regime' a caso: la Gran Bretagna ha un guadagno netto di 18 milardi di euro l'anno per la predominanza dell'inglese in Europa, che è una lingua ufficiale di diritto uguale alle altre. Con l'esperanto ne risparmieremmo 25, di miliardi di euro.
Ma non è solo questione di soldi. È soprattutto una questione di diritto. Per parlare di cose di casa nostra, qualche tempo fa il nostro ambasciatore Rocco Cangelosi ha protestato contro la marginalizzazione dell'italiano nelle conferenze stampa. Ma è solo una vittoria di Pirro.
È noto da tempo che molti bandi di concorso pubblici europei discriminano alcune lingue a favore di altre. Andate a Strasburgo, gli italiani che vi troverete a lavorare nell'amministrazione europea sono quasi tutti uscieri, quasi mai dirigenti. Oppure: andate a vedere come si fa a far registrare un brevetto europeo, e capirete perché come inglesi, ma anche francesi e tedeschi, sono di fatto avvantaggiati. A scapito dell'Italia, ma anche e soprattutto dei paesi piú piccoli.
Con un'Europa che va dall'Atlantico al Mar Nero, inevitabilmente cristiana, ebrea e islamica insieme, e comunque illuminista nel senso profondo, nel senso della necessaria separazione tra Stato e Chiese, di qualunque tipo, serve una lingua comune: che non sia straniera ad alcuno, cioè che ciascuno ci possa ritrovare qualcosa di suo; e che, altrettanto importante, una lingua di cui nessuno può dire "è mia, non è tua".
Questa lingua non è l'inglese, nemmeno in qualche versione basic o globish, o con ortografia riformata. Una riforma ortografica non gli non farebbe male, all'inglese, perché va comunque studiato visto che l'Europa non è l'ombelico del mondo, e il potere politico degli Usa è una realtà. A questo proposito, Philip Seymour ha mostrato come l'ortografia attuale dell'inglese è la la piú difficile tra le lingue europee, visto che i bambini scozzesi ci mettono due anni e mezzo a imparare a leggere quello che i bambini italiani, greci e finlandesi ci mettono in meno di un anno). È chiaro che questa soluzione avvantaggerebbe comunque i parlanti nativi dell'inglese.
Questa lingua non è nemmeno il latino, o qualche sua regolarizzazione, come l'interlingua, romanzo medio normalizzato. È chiaro che avvantaggerebbe comunque i parlanti delle lingue romanze.
Questa lingua è, per esclusione, l'esperanto. Senza imporla, intendiamoci. Facciamocome all'Università di Eötvös di Budapest, Ungheria, Europa, dove chi vuole studiarla può farlo, e le istituzioni scolastiche lo certificano. Risultato: poiché l'esperanto a parità di fatica lo impari molto piú velocemente delle altre lingue, vedrete che i nostri studenti lo studieranno volentieri. A Budapest è la lingua piú studiata dopo l'inglese. Cosí sia a Lisbona, Vilnius, oppure a Glasgow. Sí perché in Gran Bretagna si sono resi conto che nemmeno a loro conviene rimanere prigionieri del monolinguismo nella lingua egemone. Lo ha mostrato dettagliatamente Robert Phillipson, nel suo libro English-Only Europe?
Insomma, pensateci. È tutto gratis, Beppe! Non mi credete? Potete verificare voi stessi con un corso, al sito Lernu.net. E anche se avete un amico lituano, potete consigliarglielo: il corso è in ventiquattro lingue, anche in lituano. Ĝis la revido,
Federico
Milano / Varese, Italia, Europa
P.S.
La mia speranza è che questa lettera aperta diventi sorpassata e inutile molto presto. Io ho un sogno, che un giorno il mio nipotino venga da me e mi dica: "Nonno! Nonno! Com'è che facevate quando tu eri bambino, con tutte quelle monete diverse e senza una lingua comune? Me lo racconti?" E io glielo racconterò. Molto volentieri.
Monday, October 10, 2005
Lo show di Beppe Grillo
Dopo aver visto lo show di Beppe Grillo ho deciso di iscrivermi al suo blog: è terribile che sia lui a fare informazione e politica invece di quelli che ci governano!
Cercando "esperanto" nell'intero blog non c'è nulla a proposito. Vorrà dire che gli scriverò una lettera aperta, cosí come anche a Moni Ovadia, che è acuto ma ingiusto su questa questione in Contro l'idolatria.
Dimenticavo: Grillo è un eroe per Time.
Cercando "esperanto" nell'intero blog non c'è nulla a proposito. Vorrà dire che gli scriverò una lettera aperta, cosí come anche a Moni Ovadia, che è acuto ma ingiusto su questa questione in Contro l'idolatria.
Dimenticavo: Grillo è un eroe per Time.
Friday, October 07, 2005
La Turchia e la nuova Europa: fine della questione balcanica?
Su Diario di Repubblica di oggi c'è un'interessante osservazione sulla Turchia.
Timorthy Garton Ash, storico inglese, fa notare molto semplicemente che la decisione dell'UE di questa settimana di permettere l'entrata della Turchia nell'Unione - entro il 2015 - ha (involontariamente?) tracciato la fine della questione balcanica: con la Croazia e la Turchia entranti, chi avrà il coraggio di lasciar fuori Serbia e Montenegro?
Interessante la sua definizione di Unione Europea come simile al:
Non condivido, invece, l'idea di Peter Schneider che l'eredità culturale islamica appartenga alla tradizione europea solo perché la Spagna è stata araba per molto tempo.
Questo non significa che io ritenga auspicabile o possibile una definizione di Europa su base cristiana: credo invece che l'identità cristiana europea sia passata nei filtri dell'illuminismo (e Jeremy Rifkin nel suo Il sogno europeo lo mostra bene, in contrasto con l'America), in termini semplici nella separazione tra le Chiese e lo Stato.
Ma ne parlerò meglio più avanti.
Timorthy Garton Ash, storico inglese, fa notare molto semplicemente che la decisione dell'UE di questa settimana di permettere l'entrata della Turchia nell'Unione - entro il 2015 - ha (involontariamente?) tracciato la fine della questione balcanica: con la Croazia e la Turchia entranti, chi avrà il coraggio di lasciar fuori Serbia e Montenegro?
Interessante la sua definizione di Unione Europea come simile al:
commonwealth polacco-lituano della prima era moderna
Non condivido, invece, l'idea di Peter Schneider che l'eredità culturale islamica appartenga alla tradizione europea solo perché la Spagna è stata araba per molto tempo.
Questo non significa che io ritenga auspicabile o possibile una definizione di Europa su base cristiana: credo invece che l'identità cristiana europea sia passata nei filtri dell'illuminismo (e Jeremy Rifkin nel suo Il sogno europeo lo mostra bene, in contrasto con l'America), in termini semplici nella separazione tra le Chiese e lo Stato.
Ma ne parlerò meglio più avanti.
Thursday, October 06, 2005
Ciao Mondo! Hello World! Bonvenon Mondo!
Ho deciso di abbandonare il mio vecchio blog per farne uno nuovo... Eccomi qua.
I decided to leave my old blog away to make a new one... Here I am.
Mi decidis forlasi mian malnovan blogon por krei novan... Jen mi denove.
I decided to leave my old blog away to make a new one... Here I am.
Mi decidis forlasi mian malnovan blogon por krei novan... Jen mi denove.
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