Blogger > Wordpress
Annuncio spostamento blog
Ho deciso di muovere la mia pagina web accademica e il mio blog in un posto unico, e ho scelto di fare un blog e il sito con l'hosting gratuito su wordpress. Per favore, aggiornate i vostri feed reader al seguente indirizzo:
feed://feeds.feedburner.com/FedericoGobboBlogo
Se mai cambierò di nuovo, aggiornerò il feed, così voi non vi accorgerete di nulla. Analogamente, mi sono deciso a comprare un dominio che rimarrà anch'esso permanente:
http://federicogobbo.name
Tutto ciò che ho pubblicato sul blog di Blogspot rimarrà intatto perché già riferito nel web, perciò non ha senso toglierlo. Per non perdermi di vista, potete farvi vedere in qualche social network. Quelle a cui partecipo sono tutte listate a questo indirizzo.
Blog Change News
I moved my academic web page and my blog in one place, and they are both hosted (i.e., web page and blog) with the free hosting by wordpress. Please, update your feed readers with the following:
feed://feeds.feedburner.com/FedericoGobboBlogo
If I would ever change again, I will update the feed, so you won't notice. Analogously, I finally decided to buy a domain for me. This will act as a permanent url:
http://federicogobbo.name
Every post I published in the Blogspot blog will remain here as it is already spidered by the web. If you want to be in touch with me, consider to knock me via some social network. Mine are listed here.
Ŝanĝo de blogmotoro
Mi portis mian universitatanan tekstejon kaj mian blogon al ununura ejo, ambaŭ gastigitaj de Vordpreso. Bonvolu aktualigi vian rettralegilon al la sekva treleg-adreso:
feed://feeds.feedburner.com/FedericoGobboBlogo
Se mi volus ŝanĝi denove ejon, mi aktualigos la traleg-adreson, tiel ke, vi eĉ ne notos la ŝanĝon. Simile, mi finfine min decidis aĉeti porĉiaman ttt-adreson por mi:
http://federicogobbo.name
Ĉiu blogaĵo kion mi eldonis per Blogspoto restos tie ĉar jam araneigita ttt-e. Se vi volas resti en kontakto kun mi, frapu al iu socia reto kiun mi partoprenas. La kompletan liston vi trovas tie ĉ.
Wednesday, December 26, 2007
Conservate bene i vostri fiori...
Leggiamo io e Francesca nel libro di Bruno Brigo "Emozioni negative, emozioni positive" che è importante non far passare i vostri fiori (di Bach o altri rimedi floreali) dai lettori di codice a barre. Importantissimo anche non tenerli vicini ai cellulari. Questo perché si alterano le proprietà dei rimedi floreali che sono molto sottili.
Tuesday, December 25, 2007
Bel regalo di Natale: Skybridge
Il mio amico Marco mi ha regalato per Natale, veramente a tutti noi grandi e piccini, un bellissimo gioco, che si chiama Skybridge. Ho passato il pomeriggio a giocare con Francesca, mia moglie, e i miei fratelli Dorothea e Sebastiano, adolescenti o poco più, ed è stato veramente divertente: ci sono 5 regole 5 che impari in massimo due partite; le partite durano di solito un quarto d'ora a dir tanto e sono davvero divertenti, perché si tratta di un gioco di strategia e abilità logico-matematica, per cui un ragazzino ti può stracciare!
Infine, non c'è bisogno di alcuna competenza linguistica, perciò è veramente un gioco internazionale (sarebbe perfetto nella interkona vespero dei congressi esperantisti).
Consigliatissimo a tutti, grandi e piccini!
Infine, non c'è bisogno di alcuna competenza linguistica, perciò è veramente un gioco internazionale (sarebbe perfetto nella interkona vespero dei congressi esperantisti).
Consigliatissimo a tutti, grandi e piccini!
Monday, December 17, 2007
Ancora su LibraryThing
Ricevo e volentieri pubblico la risposta di Gio:
(non abilito i commenti al blog perché non voglio spendere del tempo a moderarli; mi piace invece pubblicare di tanto in tanto, dietro permesso degli interessati, delle risposte rilevanti come questa)
Ecco alcune risposte ai tuoi dubbi: la base utenti in inglese è quella che vedi qui:
http://www.librarything.it/zeitgeist
meno gli utenti delle community in lingua. Quindi 310.000 utenti, 20-21 milioni di libri.
Per la ricerca, ci affidiamo a più di 150 diverse fonti, ed è per questo che la devi scegliere. So che è complesso, ma in questo modo ti permettiamo di ottenere molti più risultati.
Le traduzioni non le abbiamo fatte noi, ma la community. Se ti registri puoi cambiare da solo tutte le traduzioni che vuoi, a meno che la community non le abbia già approvate. La mancanza di una community in esperanto è dovuta alla mancanza di persone che hanno mostrato interesse.
(non abilito i commenti al blog perché non voglio spendere del tempo a moderarli; mi piace invece pubblicare di tanto in tanto, dietro permesso degli interessati, delle risposte rilevanti come questa)
Non il male sul male, ma il bene oltre il male
Io e mia moglie siamo stati colti da una forte influenza intestinale. Così oggi sono a casa e ci stiamo rileggendo le opere di Edward Bach, Nella conferenza tenuta a Southport, Febbraio 1931, a un pubblico di omeopati, Bach ringrazia Hahnemann, il fondatore dell'omeopatia, come un suo maestro, con queste parole:
Paracelso e Hahnemann ci insegnarono a non prestare troppa attenzione ai dettagli della malattia ma di curare la personalità, l'uomo interiore, comprendendo che se la nostra natura spiriturale e mentale è in armonia, la malattia scompare. Questo insegnamento costituisce il grande fondamento del loro edificio. [...] Allora formulò la legge "il simile cura il simile".
Bach andò oltre Hahnemann, come un nano sulle spalle di un gigante. Se la malattia è il risultato di un'attività sbagliata, è un monito a non perseverare in quella direzione ma ci richiede di cambiare. Cosa fare quindi? Mettere in ordine ciò che è disordinato. Non si può aggiungere disordine per arrivare all'ordine superiore, per dirla con la logica, al massimo si riesce a ridurre il disordine o al prim'ordine, non si fa il salto qualitativo. Prosegue Bach:
Non combattiamo più la malattia con la malattia; non mettiamo più in opposizione la malattia con gli effetti della malattia; né tentiamo più di scacciare le malattie con quelle stesse sostanze che le possono causare; ma, al contrario, giungiamo a realizzare la virtù opposta che eliminerà la colpa.
Sunday, December 16, 2007
Non solo aNobii per il tuo scaffale dei libri
Come sapete, ho parlato recentemente di aNobii. Non mi sono preso la briga di comparare i concorrenti in rete, mi sono semplicemente fidato del mio pusher di siti web 2.0 (sto diventando sempre più pigro). Ricevo a seguito di quel post una mail di gio, che lavora part time nella parte italiana di Library Thing, fondata nel 2005 (quella italiana, che si sta ampliando) e che vanta un nutrito catalogo, come mostra il suo Zeitgeist.
Non vanta, a mio parere, un'altrettanta nutrita base di utenti (non sono riuscito a vedere la base di lingua inglese, non so perché non compare nella versione italiana della lista delle lingue: suppongo che sia la versione più popolare).
Perché? Probabilmente perché attua la strategia della doppia licenza: gratis i primi 200 libri, poi paghi. Non so.
Comunque mi sono iscritto, e ho messo uno dei miei libri folli, e l'ha preso subito (consiglio per gio: perché nella pagina di aggiunta libri devo specificare Amazon o altro? Non è una funzione avanzata? Quando aggiungo un libro voglio solo aggiungere un libro. Se ho problemi tipo "libro non trovato" mi dai tutti i parametri; su questo aNobii è meglio; discorso analogo per la funzione di ricerca: così com'è spaventa).
Sulle traduzioni. Consiglio di tradurre il logo dello Sconsigliatore (UnSuggester) nella pagina apposita, così com'è si perde il divertimento. Da menzionare anche la traduzione in latino, e la mancata traduzione in esperanto (ve l'aspettavate questa, eh?). Rimediabile, comunque!
In conclusione: non credo che farò lo switch, non mi piace l'idea che arrivato al mio 201 libro io debba pagare. È vero, LibraryThing non vende libri, né direttamente, né indirettamente (aNobii indirettamente lo fa, invece). Ma a me questo non dà per nulla fastidio...
Thursday, December 13, 2007
Spoiler, diruttori e anticipazioni della trama dell'opera
L'ultima mia mania web 2.0 appiccicata dal solito Fabio è la comunità di Anobii. Mi sono imbattuto nel termine "spoiler" quando ho scritto il mio primo commento, e, che diavolo, non sono riuscito a trovare una traduzione decente, se non con il termine diruttore, dall'aeronautica, che è sinonimo di deflettore e che è in uso anche in italiano. In inglese spoiler è anche an electronic device for preventing unauthorized copying or sound recordings by means of a disruptive signal inaudible on the original che è metaforicamente il contrario dell'uso gergale che è invalso nell'italiano contemporaneo di "rivelatore del finale della trama di un film, un romanzo o altra opera narrativa".
Qualcuno si è occupato della cosa su Anobii e ora la traduzione è non letterale e per questo molto più fedele: *** Attenzione: di seguito anticipazioni della trama dell'opera ***
Lezione sui nuovi formati
Oggi ho tenuto la lezione sui nuovi formati al corso di Epistemologia. Per tutti gli interessati e i miei fan...
Sunday, December 09, 2007
Web 2.0, anche l'esperanto può servire...
Gli esperantisti sono una comunità di pratica ante litteram, e mancava un ambiente web 2.0 dove si trovassero. Finché è arrivato Ipernity, una iper(commu)nity che clona insieme Flickr + YouTube + Blogspot e lascia agli utenti la possibilità di tradurre il sito nelle varie lingue. Gli esperantisti ci si sono gettati a pesce, e adesso, anche se sarà difficile arrivare a due milioni di utenti in esperanto su Ipernity, sinceramente, il loro ritorno l'hanno avuto: le traduzioni nelle lingue nazionali sono procedute con una rapidità incredibile rispetto a molti concorrenti.
Meditate, imprenditori 2.0, meditate...
Thursday, December 06, 2007
Capire che i mercati diventano conversazioni non è banale
Ieri sono stato alla presentazione del libro scritto dall'amico Rosario Sica e da Emanuele Scotti. Per tutti quelli che si occupano di web 2.0 con le aziende è una lettura irrinunciabile. La cosa divertente è stata la collocazione ideologica, per così dire, dei cinque relatori principali, che si sono posti da un estremo all'altro della scena "politica" della valorizzazione delle idee e del sapere informale nelle aziende: da un lato l'ottimo Luca De Biase che ha detto cose secondo me molto condivisibili, tra le quali condivido le seguenti.
a) Se è vero che non è scritto da nessuna parte che bisogna abbracciare entusiasticamente l'idea di social enterprise 2.0 & dintorni, è anche vero che molte aziende non si capisce che ci stanno a fare, ora che il social networking è sempre più pervasivo. Voi fondereste una nuova azienda che fa enciclopedie ora che c'è wikipedia?
b) L'economia, che nei disastrosi anni 1930 è diventata la scienza triste perché si occupa solo dei mezzi e non dei fini, ora comincia finalmente a occuparsi dei fini, vale a dire l'economia parla di felicità, crescita e blog. In termini molto seri: c'è un premio Nobel su questi temi, Daniel Kahneman.
Il problema è che non è facile rendere trasparenti questi valori nei bilanci. Chi ha obiettato che il paradigma dell'economia del dono non vale, si è rivelato nella sua vera natura: un "gerarchico" (gerarca?) che curiosamente oggi si travestono da community-management-sì-ma-solo-se-la-gestisco-io.
La verità è che tutto ciò fa paura, perché coinvolge tecnologie poco conosciute nella loro essenza (non parlo degli informatici, parlo degli amministratori delegati) e soprattutto si intuisce che l'organizzazione aziendale, tradizionalmente gerarchica, può essere polverizzata nell'applicare queste metodologie. E hanno ragione ad aver paura: è vero!
a) Se è vero che non è scritto da nessuna parte che bisogna abbracciare entusiasticamente l'idea di social enterprise 2.0 & dintorni, è anche vero che molte aziende non si capisce che ci stanno a fare, ora che il social networking è sempre più pervasivo. Voi fondereste una nuova azienda che fa enciclopedie ora che c'è wikipedia?
b) L'economia, che nei disastrosi anni 1930 è diventata la scienza triste perché si occupa solo dei mezzi e non dei fini, ora comincia finalmente a occuparsi dei fini, vale a dire l'economia parla di felicità, crescita e blog. In termini molto seri: c'è un premio Nobel su questi temi, Daniel Kahneman.
Il problema è che non è facile rendere trasparenti questi valori nei bilanci. Chi ha obiettato che il paradigma dell'economia del dono non vale, si è rivelato nella sua vera natura: un "gerarchico" (gerarca?) che curiosamente oggi si travestono da community-management-sì-ma-solo-se-la-gestisco-io.
La verità è che tutto ciò fa paura, perché coinvolge tecnologie poco conosciute nella loro essenza (non parlo degli informatici, parlo degli amministratori delegati) e soprattutto si intuisce che l'organizzazione aziendale, tradizionalmente gerarchica, può essere polverizzata nell'applicare queste metodologie. E hanno ragione ad aver paura: è vero!
Monday, December 03, 2007
Writing user stories... a retrospective of the workshop in Bologna
Caveat: this post is a spoiler of the writing user stories role game I've played in Bologna. Credits: it is mainly based on the Agile Requirement Exploration session in XP Days BE 2007 by Dave & Brett, but it was modified by me in structure. So, enough for the introduction.
Let's say you have 25 people sitting 5 per table. Each one is a team. The goal of the game is to practice user stories in a controlled context, so to highlight improvements for participants, and in particolar to understand: who is responsible, who feels responsible; how much our presumtions on the domain influence our design. I started with a brief pantomime about the risk of silver bullets, then I collocate with the poster user stories for people who aren't used to write them. Each team has people who don't know each other at best, or at least don't work each day one with the others. It is important that at each table there is at least one person who actually wrote user stories -- or he or she think so.
I didn't explain the standard "syntax" of user stories (the mantra as-a-role-I-want) and I soon realized that it would be better to do it. Next time.
Then, the first pomodoro starts: each team is given a paper sheet with a 5-line specifications, sufficiently unclear, from the customer. "This is what I want. Do it." The topic is a web site that seems to be an iTunes clone, but it isn't. Each team can call me or Fabio (playing the the customer's role) for explanation, but we can't be in different tables at the same time. Ergo: customer time is precious, don't waste it. In the second pomodoro I lead a small retrospective in form of a dialogue mapping (see my PhD minor dissertation about this particular technique) with the following key questions: which difficulties? how much the customer (not) on site influence? Fact: requirements should always be elicited from the customer in any case.
In the third pomodoro some new rules come. Ok, you need customer on site. We take randomly one person per table being the customer proxy and Fabio conducted them out of the room. In the room, I told each team that inside trading comes: swich your cards between the tables! This is an innovation I thought, so people can (a) rewrite stories by heart (usually the result is better than before) and (b) see how others work. In the meantime, Fabio give an extra paper sheet to the proxy with the detailed list of features based on the 5-lined requirements. Furthermore, each customer proxy must choose a cognitive style (other innovation), as NPL defined: V for Visual, A for Auditive and K for Kinestesic. That means that the proxy plays a role and he or she understands "only" the questions put in the correct cognitive style by the team. For example, a Visual proxy wants to have sketch of the GUI, while a Kinestesic one wants pantomimes.
After a while, proxies come in again, but they sit in a different table... Additional rule: only the proxies can ask for help to me or Fabio as the customers.
The final pomodoro is a general retrospective starting from the counting of features found by each team. It is worth noticing that there is no correlation between teamresults and the cognitive styles... A constructive critique was to add an other pomodoro for teams, so that cards can be prioritized. That sould be fine: even if the workshop lasted more than 2 hours, people was so enthusiastic they missed the coffee break as they chosed so. Incredible, isn't it?
Let's say you have 25 people sitting 5 per table. Each one is a team. The goal of the game is to practice user stories in a controlled context, so to highlight improvements for participants, and in particolar to understand: who is responsible, who feels responsible; how much our presumtions on the domain influence our design. I started with a brief pantomime about the risk of silver bullets, then I collocate with the poster user stories for people who aren't used to write them. Each team has people who don't know each other at best, or at least don't work each day one with the others. It is important that at each table there is at least one person who actually wrote user stories -- or he or she think so.
I didn't explain the standard "syntax" of user stories (the mantra as-a-role-I-want) and I soon realized that it would be better to do it. Next time.
Then, the first pomodoro starts: each team is given a paper sheet with a 5-line specifications, sufficiently unclear, from the customer. "This is what I want. Do it." The topic is a web site that seems to be an iTunes clone, but it isn't. Each team can call me or Fabio (playing the the customer's role) for explanation, but we can't be in different tables at the same time. Ergo: customer time is precious, don't waste it. In the second pomodoro I lead a small retrospective in form of a dialogue mapping (see my PhD minor dissertation about this particular technique) with the following key questions: which difficulties? how much the customer (not) on site influence? Fact: requirements should always be elicited from the customer in any case.
In the third pomodoro some new rules come. Ok, you need customer on site. We take randomly one person per table being the customer proxy and Fabio conducted them out of the room. In the room, I told each team that inside trading comes: swich your cards between the tables! This is an innovation I thought, so people can (a) rewrite stories by heart (usually the result is better than before) and (b) see how others work. In the meantime, Fabio give an extra paper sheet to the proxy with the detailed list of features based on the 5-lined requirements. Furthermore, each customer proxy must choose a cognitive style (other innovation), as NPL defined: V for Visual, A for Auditive and K for Kinestesic. That means that the proxy plays a role and he or she understands "only" the questions put in the correct cognitive style by the team. For example, a Visual proxy wants to have sketch of the GUI, while a Kinestesic one wants pantomimes.
After a while, proxies come in again, but they sit in a different table... Additional rule: only the proxies can ask for help to me or Fabio as the customers.
The final pomodoro is a general retrospective starting from the counting of features found by each team. It is worth noticing that there is no correlation between teamresults and the cognitive styles... A constructive critique was to add an other pomodoro for teams, so that cards can be prioritized. That sould be fine: even if the workshop lasted more than 2 hours, people was so enthusiastic they missed the coffee break as they chosed so. Incredible, isn't it?
Retrospettivando Bologna: l'importanza delle card...
È stato pubblicato il materiale presentato all'Agile Day a Bologna, tra cui anche il mio poster mostrato al workshop condotto con l'aiuto del prode Fabio Beta. Vorrei focalizzarmi sulle carte per scrivere le storie.
Tim Mackinnon, l'invited speaker, ha descritto in poche slide (video)la teconologia delle carte come segnaposto di conversazioni più ampie, non una raccolta di specifiche! Ho trovato infatti, nel corso del laboratorio -- o workshop che dir si voglia -- che ho lanciato che questo concetto, che sembra molto chiaro, è difficile da mettere in pratica. Inoltre, la struttura standard delle storie:
Un altro aspetto importante che ha mostrato Tim è come tradurre i bachi, cioè i test d'accettazione non passati, in storie a sé, con il procedimento del ribaltamento del contrario in qualcosa di positivo. Anche l'aggiunta del pezzo "piuttosto che..." che evidenzia cosa evitare credo che lo adotterò, mi sembra molto chiaro e utile.
Totalmente nuovo, per me, inoltre, il concetto di gold cards. L'idea di motivare i singoli membri del team di sviluppatori, abituati a lavorare a coppie, su un processo di innovazione lungo l'iterazione mensile, mi sembra veramente molto, molto buona.
Anche per gestire le retrospettive il team di Tim ha un'innovazione interessante: per aiutare tutti a sentirsi sicuri ci si passa un gettone costituito da quattro carte con le domande fondamentali. Ovviamente, per non aumentare lo stress, uno può sempre dire 'passo'.
Insomma, con le carte si possono fare molte cose interessanti, non solo l'XP game... E the Next Big Thing?!?
Secondo Tim si chiama kanban di David J. Anderson. Si trattadi un modo per gestire i cambi di requisiti (interessante, eh?). Ve ne parlerò se e quando avrò una seppur piccola esperienza pratica in merito.
Tim Mackinnon, l'invited speaker, ha descritto in poche slide (video)la teconologia delle carte come segnaposto di conversazioni più ampie, non una raccolta di specifiche! Ho trovato infatti, nel corso del laboratorio -- o workshop che dir si voglia -- che ho lanciato che questo concetto, che sembra molto chiaro, è difficile da mettere in pratica. Inoltre, la struttura standard delle storie:
[chi] Come (ruolo) [cosa] voglio (requisito) cosicché [perché]] (valore di business con le lenti del ruolo)non è così semplice da padroneggiare come pensavo, anche da chi è uso a scrivere le carte.
Un altro aspetto importante che ha mostrato Tim è come tradurre i bachi, cioè i test d'accettazione non passati, in storie a sé, con il procedimento del ribaltamento del contrario in qualcosa di positivo. Anche l'aggiunta del pezzo "piuttosto che..." che evidenzia cosa evitare credo che lo adotterò, mi sembra molto chiaro e utile.
Totalmente nuovo, per me, inoltre, il concetto di gold cards. L'idea di motivare i singoli membri del team di sviluppatori, abituati a lavorare a coppie, su un processo di innovazione lungo l'iterazione mensile, mi sembra veramente molto, molto buona.
Anche per gestire le retrospettive il team di Tim ha un'innovazione interessante: per aiutare tutti a sentirsi sicuri ci si passa un gettone costituito da quattro carte con le domande fondamentali. Ovviamente, per non aumentare lo stress, uno può sempre dire 'passo'.
Insomma, con le carte si possono fare molte cose interessanti, non solo l'XP game... E the Next Big Thing?!?
Secondo Tim si chiama kanban di David J. Anderson. Si trattadi un modo per gestire i cambi di requisiti (interessante, eh?). Ve ne parlerò se e quando avrò una seppur piccola esperienza pratica in merito.
Sunday, December 02, 2007
Subscribe to:
Posts (Atom)